“… cette œuvre millénaire de l’humanité, qui est un signe remarquable de la dignité de
l’homme, de sa soif de connaissance
que je crois
être le signe d'un desir secret de voir quelques rayons de la gloire de Dieu.”
Lectio Magistralis alla Sorbona, 1983
10.00 Interventi di benvenuto
10.20 Carlo Sbordone
Alcuni insegnamenti
di Ennio De Giorgi
10.45 Giorgio Letta
Introduzione
11.00 Sergio Spagnolo
I classici teoremi
di De Giorgi sulle equazioni differenziali
11.45 Pausa
12.15 Antonio Marino
"Anche la
scienza ha bisogno di sognare"
13.00 intervallo
14.15 Marco Forti
Le teorie fondazionali di Ennio De Giorgi
15.00 Luigi Ambrosio
De Giorgi e la moderna Teoria Geometrica della Misura
I teoremi sulle equazioni differenziali dovrebbero, secondo De Giorgi, essere comprensibili a tutti i matematici, o almeno
a quelli che sanno cos’è una derivata. Non è
proprio così, ma indubbiamente molti dei teoremi di Ennio
hanno la semplicità e la bellezza delle cose classiche. Si tenterà qui di
spiegare, senza troppi dettagli tecnici, il significato e la portata di tre
risultati di grande rilievo, che toccano i tre aspetti
centrali delle equazioni alle derivate parziali: l’unicità, la regolarità
e l’esistenza di soluzioni.
Il primo, del 1955, è l’esempio di non unicità per un problema di
Cauchy. Il secondo, del 1956, è il celeberrimo
“teorema di De Giorgi-Nash” sulla
regolarità Hoelderiana per equazioni ellittiche, che
concluse la catena di risultati sfocianti nella soluzione del
XIX problema di Hilbert. Il terzo è il teorema con Cattabriga del 1971 sull’esistenza di soluzioni
analitiche per equazioni a coefficienti costanti nello spazio a due dimensioni.
“Continua pure a sorprendermi il riemergere di alcune
strutture matematiche nei più diversi campi delle scienze naturali e della
tecnica, simile a un motivo che si ripresenta in varie parti di una sinfonia.
Questo ci ricorda le idee di Pitagora sulle sfere celesti, il salmo che
comincia con le parole: I cieli narrano la gloria di Dio, o la frase di Einstein: Dio è sottile ma non
malizioso. Il significato ultimo del pensiero matematico risiede secondo me
nell’idea di una sottile, complessa armonia fra tutte
le realtà visibili ed invisibili” (da una conversazione di De Giorgi con alcuni matematici di Pisa nel marzo 1989).
A distanza di dieci anni dalla scomparsa di Ennio
De Giorgi, il suo pensiero ci si ripresenta vivo e
attuale, con una freschezza e una profondità che ci arricchiscono e ci
sorprendono ancora. In De Giorgi ritroviamo una
sintesi profonda, professata e vissuta, tra fede, scienza e acuta sensibilità
per i problemi dell’umanità. Cercheremo di riflettere insieme su alcune sue idee sul
senso della matematica e della scienza, e sul ruolo che gli scienzati
e gli uomini di cultura possono svolgere nei rapporti fra gli uomini e fra i
popoli.
Le esperienze didattiche in Eritrea fecero sentire a De Giorgi l’esigenza di teorie semplici e naturali dei
Fondamenti della Matematica, che permettessero di superare
le restrizioni e le difficoltà insite nelle teorie formali degli insiemi
comunemente accettate (almeno in linea di principio). Nei decenni successivi le
sue ricerche si ampliarono, mirando a recuperare il “valore sapienziale” del metodo assiomatico non solo in
matematica, ma in ogni disciplina scientifica o umanistica, intendendolo nel
suo senso originario come l’identificazione di alcuni
concetti basilari, seguita dall’enunciazione di alcuni fatti fondamentali
“proposti, e non imposti” come base per successive ricerche nel
campo, e sottoposti alla discussione ed alla critica di tutti gli studiosi
interessati.
Saranno esposte le linee generali delle teorie fondazionali
degiorgiane e presentate alcune delle assiomatizzazioni da lui proposte e/o originate.
Nella conferenza ci si propone di illustrare le idee introdotte da De Giorgi nell'ambito della teoria delle superfici minime, e l'impatto
che queste hanno avuto, sia nello sviluppo della moderna Teoria Geometrica
della Misura, sia in campi apparentemente lontani come la regolarità per
sistemi di equazioni ellittiche o paraboliche. In
particolare si parlerà dei suoi lavori in questo campo tra il 1953 (la
definizione di perimetro) e il 1960 (il teorema di regolarizzazione delle
superfici minime).