Matematica II - Scritto del 12/07/2003 - Risoluzioni Esercizio 1. (A) fA(B)=0 se e solo se ABv=0 per ogni v in R^n, cioè se e solo se Bv appartiene al Ker di A per ogni v. (B) Per il punto precedente, Ker fA coincide con lo spazio delle applicazioni lineari B da R^n a Ker A. La dimensione di questo spazio è il prodotto delle dimensioni di R^n e di Ker A, cioè n x dim Ker A. Dunque fA è invertibile se e solo se il suo Ker ha dimensione 0, se e solo se dim Ker A=0, se e solo se A è invertibile. (C) Scrivendo la formula che esprime il coefficiente ij-esimo di AB in funzione dei coefficienti di A e di B, si verifica facilmente il fatto seguente: se Eij è la matrice con tutti zeri eccetto che nel posto ij-esimo, allora Ekk x Eij=Eij se k=i, e 0 altrimenti. La tesi si ottiene a questo punto osservando che una matrice diagonale è combinazione lineare di matrici del tipo Ekk. (D) Sia D una matrice tale che DAD^(-1) sia diagonale. Allora per il punto precedente DAD^(-1)Eij=a*Eij, dove a è un numero reale che dipende da i e j. Moltiplicando a sinistra per D^(-1), si ottiene AD^(-1)Eij=kD^(-1)Eij, per cui le matrici D^(-1)Eij sono autovettori per fA. Per il punto (B) applicato con A=D^(-1), tali matrici sono una base dello spazio di tutte le matrici nxn. Dunque fA ammette una base di autovettori, ed è pertanto diagonalizzabile. Esercizio 2. (A) V={x1+x3=4}. (B) r={(2,1,0)+t(-1,1,1), t in R}. (C) Il generatore della giacitura di r verifica l'equazione lineare associata all'equazione cartesiana di V. (D) I coefficienti delle equazioni che definiscono s sono dati dalle coordinate dei vettori che generano la giacitura di V. L'equazione di W si ottiene cambiando il termine noto dell'equazione cartesiana di V, in modo tale che i punti di r la verifichino. Si ottiene s={-x1+x3=0, x1-x2-x3=0}, W={x1+x3=2}, da cui P1=(1,0,1), P2=(2,0,2). (E) Sia B={(1,0,1),(1,0,-1),(0,1,0)}. La matrice che rappresenta f nella base B è data da 2 0 0 0 1 0 0 0 1. Esercizio 3. (A) No comment. (B) Siano a0,a1,a2 i coefficienti di p(x) di grado 0,1 e 2 rispettivamente. Allora p(x) appartiene a Vk se e solo se (a0)^2+(a0+ka1+k^2a2)^2=0, cioè se e solo se a0=0 e a0+ka1+k^2a2=0. Tali equazioni sono lineari. Esse sono inoltre indipendenti, a meno che sia k=0. Ne segue che Vk è un sottospazio vettoriale, di dimensione 2 se k=0 e di dimensione 1 altrimenti. (C) Risolvendo le equazioni al punto precedente, si ottiene che Vk è generato da x^2-kx se k è diverso da 0, e da {x,x^2} se k=0. (D) Segue banalmente da (C). (E) Bisogna dimostrare che gh,k è definita positiva. Supponiamo che gh,k(p(x),p(x)) sia minore o uguale a 0. Per il punto (A), allora, si ha gk(p(x),p(x))=gh(p(x),p(x))=0, per cui p(x) appartiene sia a Vh sia a Vk. Ma siccome h e k sono non nulli, dai punti (B) e (D) segue che p(x)=0, per cui gh,k è definita positiva.